Le attività svolte nelle aree urbane richiedono sempre una grande fonte d’acqua. L’uso imponente di questo elemento genera acque reflue che devono essere necessariamente depurate prima di reimmetterle nell’ambiente.
Un tempo, le acque reflue urbane contenevano quasi esclusivamente sostanze biodegradabili, ma oggi l’uso crescente di composti sintetici, utilizzati soprattutto nell’industria, ha portato a notevoli problemi di trattamento.
Tutto ciò accade perché le sostanze inquinanti che si sversano nei mari, nei fiumi e nei laghi alterano l’equilibrio dell’ecosistema in quantità nettamente superiori rispetto alla loro capacità di autodepurarsi.
Il ruolo della depurazione delle acque reflue
A fronte di quanto accennato, è facile intuire come sia indispensabile depurare le acque reflue con sistemi di drenaggio che siano più vicini ai processi biologici che avvengono in maniera naturale nei corpi idrici.
La norma di riferimento per la depurazione delle acque reflue per gli stati membri dell’UE è rappresentata dal decreto legge dell’11 maggio 1999, n.152.
Al suo interno sono riportati i limiti dei valori delle concentrazioni di sostanze contenute nelle acque reflue. Non solo, questa norma focalizza l’attenzione anche sulla quelle che devono essere le qualità del corpo idrico ricettore.
A tal fine, dunque, sono disposte le attività di monitoraggio che mirano a quantificare il danno ambientale causato dall’uomo e offre le basi per ricercare nuovi sistemi di depurazione efficienti.

Processi necessari di base
La bonifica attuata mediante il trattamento biologico rappresenta una tecnologia che si basa su fenomeni naturali ma che avvengono in un ambiente artificiale. Ciò permette una regolazione ottimale dei parametri che controllano questi processi.
La depurazione biologica ha come protagonisti comunità di organismi viventi che, in questo contesto, hanno un ruolo di primo piano.
Che si tratti di un ambiente naturale in cui avviene il processo di autodepurazione, o di uno artificiale con i cosiddetti impianti di trattamento, i microrganismi come batteri e microfauna lavorano insieme per scomporre gli inquinanti presenti nell’acqua, attraverso la mineralizzazione e la raccolta di materiale semisolido, ovvero il fango, che andrà depurato.
Questo è per l’appunto un ecosistema artificiale, una vera e propria catena alimentare del detrito.
Obiettivo principale: il riuso
Una buona gestione del ciclo dell’acqua, in termini di impatto ambientale, presuppone delle competenze tecnologiche che possano permettere di conseguire obiettivi utili per la società e per l’economia.
In questo contesto, dunque, il riutilizzo delle acque reflue depurate risulta essere un’alternativa innovativa per un uso più razionale delle risorse idriche.
Il beneficio economico del riutilizzo consiste nel fatto che, nel caso di alcune situazioni che non richiedono acqua di alta qualità, il riciclo risulta essere meno costoso dello smaltimento, riuscendo così a garantire dei rifornimenti idrici più economici per la comunità.
Il successivo decreto risalente al 12 giugno 2003, n.185 ha permesso di fare un passo avanti: tale provvedimento, infatti, fornisce tre distinte possibilità per il riutilizzo delle acque recuperate.
Questo processo, infatti, è possibile in campo agricolo per l’attività di irrigazione, in ambito civile per il lavaggio delle strade e nei contesti industriali, in cui si potrà riutilizzare l’acqua nei sistemi antincendio o per il lavaggio dei cicli termici.
Oggi giorno, la nuova tecnologia cerca di compiere sempre più sforzi per ottenere un’elevata qualità dell’acqua, riducendo al minimo le sostanze tossiche in essa presenti.
Questi nuovi processi tecnologici, dunque, presenti e sviluppati dalla Franco Srl sono costantemente mirati a raggiungere un efficiente approvvigionamento di acqua depurata, a costi più ridotti. Franco Srl infatti è da sempre impegnata nello sviluppo di soluzioni tecnologiche efficienti, affidabili, di facile manutenzione per la potabilizzazione delle acque e il trattamento per la depurazione delle acque reflue.